Indice Storia
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Alla
grande svolta, i diabetici prendono coraggio, e così
i medici. I primi, quelli detti poi insulino-dipendenti
o di tipo 1, assicurata la sopravvivenza, si inseriscono nel
contesto sociale e pensano al futuro. I secondi, sviluppano una
assistenza specializzata per i diabetici: si tratta di
ambulatori, di dispensari, di centri antidiabetici
(l'equivoca dizione non morrà mai!) che sorgono presso le
cliniche universitarie di Europa e di America. In Italia, ad
esempio, si distingue dal 1924 al 1928 la Clinica di Roma,
diretta da Vittorio Ascoli (1863-1951). Tipica dell'epoca, la
distinzione dei diabetici in poveri e ricchi, con comitati di
beneficenza, cucine malati
poveri
e - soprattutto -
caritativa distribuzione dell'insulina, dal prezzo inaccessibile
per i meno dotati. |
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Gli
ambulatori hanno l'utile funzione di far convergere i diabetici,
che imparano, prima e diversamente da altri pazienti, a riunirsi
e a discutere i loro problemi insieme, con il reciproco scambio
di informazioni e di esperienze. Scriveva Luigi Zoja
(1866-1959), nel 1936, a Milano: "
L'ambulatorio per diabetici va diffuso: ogni centro popoloso
deve averlo ... Il
diabetico vi trova una vera assistenza confortatrice che prima
gli mancava; trova tutto ciò che gli può giovare di consigli,
per sciogliere un dubbio sull'alimentazione e circa un disturbo
che lo preoccupa".
Nel
1936, Catullo Fiorio (1903-1986) istituisce all'Ospedale
Maria
Vittoria di Torino, presso la divisione di Medicina diretta
da Carlo Quadrone (1875-1955), il primo ambulatorio ospedaliero con annessa
degenza per diabetici.  |
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Fig.1
- G.Katsch |
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Nel
1930, Gerhardt Katsch (1890-1961) [Fig.1],
fonda
a Garz-Rugen la prima "Casa del diabetico" ("Deutsches
Diabetikerheim"), dove il programma educativo residenziale forma il
diabetico socialmente attivo, sano
condizionato; nel 1945, salverà dalla distruzione il suo Diabetikerheim per
dirette trattative con l'Armata Rossa dilagante in Germania.
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Su
queste tracce, ma di regola non "nell'instabile
sistema planetario di questo o quel Clinico universitario " (S.
Silvestri), per l'incoraggiamento e la partecipazione di medici diabetologi a
vario titolo convinti, i diabetici, con i loro famigliari e amici, si
raggruppano in associazioni legalmente
riconosciute. I finanziamenti sono ottenuti dall'aiuto privato; spesso dalle
sole modeste quote sociali, dalle donazioni e dai proventi della vendita a
prezzo ridotto dell'insulina, dei reattivi per gli esami domiciliari della
glicosuria, della saccarina, delle siringhe, di pubblicazioni varie.
Gli
scopi statutari delle associazioni sono fissati e si evolvono secondo un
triplice orientamento: assistenza,
istruzione, difesa sociale. I problemi
psicologici dei diabetici trovano apprezzamento e supporto.

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La
prima associazione sorge, il 13 maggio 1926, in Portogallo: è la "Associaçao
Protectora dos Diabeticos Pobres" ("Pobres" sarà poi sostituito
da "Portugal") fondata a Lisbona, via Vietor Cordon, da Ernesto Roma
(1887-1978) (Fig.2), diabetologo
ad vitam. La sua divisa, diffusa anche in italiano: "Lo
sforzo minimo del massimo numero di persone per la migliore iniziativa ".
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Fig.2
- Ernesto Roma, fondatore a Lisboa della prima
associazione di diabetici in Europa. |
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Fig.3
- Maitre Maurice Paz, presidente dell'associazione
francese del diabete, negli anni Quaranta |
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Segue a Parigi la "Association
Française des Diabétiques" (AFD), fondata dal diabetico Louis
Delemarre, risorta nel 1946, presidente Maurice Paz (1910-1988) [Fig.
3], con
il suo "Journal de l'AFD". Determinante l'influenza di Raoul Boulin
(1898-1958), titolare della prima cattedra di Diabetologia Sociale nel mondo e
fondatore della "Amicale des Diabétiques" (1933).
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Pure
nel 1933, inizia a Londra, 152 Harley Street, la "British Diabetic
Association" (BDA) per opera di Robert Daniel Lawrence (1893-1969) (Fig.4)
diabetologo- diabetico,
uomo di mondo, fondatore di un Diabetic Department al King's College Hospital e
autore nel 1925 di "The diabetic Life" (tradotto in italiano nel 1935
da G. Fedullo). Interessante, l'aiuto pubblicistico dello scrittore diabetico
Herbert George Wells (1866-1946), autore di "The invisible man". Nel
1946 comincia le pubblicazioni il periodico della BDA "The Diabetic
Journal" e, nel 1953, compare il primo "Cookery book for diabetics".
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Fig.4
- Robert Daniel Lawrence, "Roberto Lorenzo
fiorentino" come talvolta amava firmarsi, fondatore
dell'associazione britannica del diabete. |
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Il
12 dicembre 1940, il diabetologo Alfred Hey (1909-1996), con il diabetico Niels
Jörgensen, apre l'associazione danese "Landsforening for Sukkersyge",
anch'essa ben rappresentata dalla sua rivista "Tidskrift for Sukkersyge"
e promotrice della "Giornata del bambino diabetico" nel 1950. Dalla
stessa data è organizzato il primo campo-scuola per ragazzi diabetici a
Kerteminde, poi a Skaerven (1952) [Fig.5].
Fig.5].
Il
2 aprile 1940, all'Hotel Statler di Cleveland - Ohio, è fondata la
"American Diabetes Association" (ADA), inizialmente organizzazione di
soli medici, che dal 1948 pubblicherà il magazine
per i diabetici "Diabetes Forecast".
L'ADA organizza nel 1949 il primo campo estivo per 24 giovani. 
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Fig.5 |
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Sempre
negli anni Quaranta, vengono le associazioni norvegese, belga,
svedese, olandese e anche italiana. Il 6 novembre 1949, Margherita
Silvestri Lapenna (1897-1964) (Fig.6)
e Silvestro Silvestri costituiscono a Roma, con sede definitiva in
via della Scrofa 14, la "Associazione Italiana per la difesa
degli interessi dei Diabetici" (AID). Margherita Silvestri è
l'anima della associazione, autrice di "Il libro del
Diabetico" (1951) e redattrice fac-totum di "Il Giornale
dei Diabetici" (1950-1983). Il 19 luglio 1954 è fondata a
Torino la Sezione Piemontese della AID da Salvatore Fiandaca
(1909-1980), altro diabetologo-diabetico, con Bruno Bruni e
Giuseppe Albonico. Dalla AID torinese originerà nel 1982, come
associazione autonoma la "Associazione Centro di Diabetologia
Karen Bruni Böcher".
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Fig.6
- Margherita Silvestri Lapenna, fondatrice della
associazione italiana dei diabetici. |
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