Indice Storia
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Avanzando
nel secolo del progresso, si declassa, con Carl Friedrich Förster (1825- 1902),
che il diabete zuccherino "costituisce
uno dei più grandi arcani della nostra Scienza, un arcano che sogguarda con
ghigno mefistofelico quelli che tentano scrutarne l'intima natura"
Sta
di fatto che ben 27 teorie (a partire da Galeno!) sull'origine del diabete sono
immaginate nei capitoli che, sui grandi trattati di medicina, sono dedicati al
diabete dai più noti autori. Tutti, in perfetta buona fede, consigliano - di
conseguenza - le più svariate terapie personali. Prima fra tutte, ovviamente,
la dieta che - dopo la scoperta della glicosuria - bandisce lo zucchero, sia
esso semplice, che complesso, cioè contenuto nei
féculentes di Bernard.
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Apollinaire
Bouchardat (1806-1886) (Fig.
1), professore
di igiene e farmacista capo all'Hôtel-Dieu di Parigi, suggerisce quindi la
soppressione del pane e, in gran parte, degli altri carboidrati quale primo
provvedimento per la cura del diabete. Una certa quantità di zuccheri è
eventualmente concessa successivamente in base alla loro tolleranza: cioè fino al punto di comparsa della glicosuria,
rilevata dal paziente stesso con la degustazione. E' questo forse il primo vero
tentativo di autocontrollo domiciliare del diabete: e Bouchardat afferma che "l'examen
des urines pour les diabétiques c'est la boussole pour les navigants ".
Nella dieta di
Bouchardat entrano, d'altra parte, quantità abbondanti di proteine e di grassi,
pur secondo il noto precetto "Manger
le moins possible ", collaudato
durante il sempre citato assedio prussiano di Parigi del 1870. Una buona
bottiglia di vino rosso al giorno (possibilmente, vino di Borgogna, dove
Bouchardat possedeva vigneti), l'esercizio fisico regolare e giorni di
digiuno completano il programma di Bouchardat. Malauguratamente vi è compreso
anche l'uso saltuario di ipecacuana, al fine di provocare il vomito e di
studiarvi gli enzimi del succo gastrico.
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Fig.1
- Apollinaire Bouchardat, primo diabetologo pratico e
capostipite di una famigli di diabetologi. |
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Vera
dieta da fame, anche se definita grassa o
ricca di carne è quella di
Arnaldo Cantani (1837-1893) [Fig.
2] Fig.
2] che,
a Napoli, pare fosse solito chiudere a chiave i poveri glicosurici, perché non
avessero occasione di trasgredire le regole.
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Fig.2
- Arnaldo
Cantani, clinico medico e primo duabetologo
universitario |
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Infinite
variazioni dietetiche, codificate in lunghi elenchi dagli innumerevoli formulari
e ingentilite dai primi libri di cucina per i diabetici, furono proposte in quei
decenni. Come le giornate a base di fiocchi d'avena (le domeniche metaboliche) del tedesco
Hanko Carl von Noorden (1858-1944) a Frankfurt; il regime parmentière a base
di 700-900 grammi di patate al dì (Alphonse
Mossé: 1852-1936); il regime grasso di Karl Petren (1868-1927); per non dire
delle tante paste glutinate (panini di Prout), della milkcure, ecc.
Per fortuna, dal 1879, è disponibile la saccarina, sintetizzata da Konstantin
Fahlberg (1850-1910).
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Accanto
alla dieta, una impressionante congerie di rimedi empirici, tratti dalla
farmacopea chimica (Fig.
3). Li
provano tutti: dall'oppio (William Pavy: 1829-1911), dall'acido lattico ("come respiratorio, ossia combustibile") dall'aspirina e
dal fosforo, alla glicerina, all'acido borico, all'acido salicilico, al
permanganato e al bromuro di potassio, alla magnesia. E ancora: creosoto,
codeina, rabarbaro, ammoniaca.
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Fig.3
- Esempi
di diffuse inserzioni pubblicitarie in tema di cure per il
diabete, su annuari medici o anche su giornali quotidiani, verso
fine secolo. |
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E
ancora: la aeroterapia sovra-ossidante in
apposito gabinetto pneumatico (Carlo Forlanini: 1847-1918, l'inventore del
pneumotorace terapeutico), i salassi, l'elettricità, "l'Arsonvalizzazione", sanguisughe, gli
esercizi faticosi.
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Poi
le erbe, in oltre 100 specie, alcune
dotate di innegabili effetti ipoglicemizzanti, come la Galega officinalis, la
Hidrastis canadensis (il golden seal degli
avventisti) o lo Jambul o il Mirtillo: ingredienti tutt'oggi cari alla medicina
omeopatica o naturale. Una
elettro-omeopatia, in particolare, è propugnata dal bolognese Roberto
Martignoli (1885) in edizione parigina.
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Fig.4
- Stabilimento Tamerici dei bagni di Montecatini, in una
cartolina |
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Da
non dimenticare il passaggio delle acque nelle più o meno rinomate stazioni
balneari, da Montecatini (Fig.
4) Fig.
4) a
Aix-les-Bains, a Marienbad: acque sulfuree (come a Valdieri-Vinadio, in
Piemonte), arsenicali, litinate, ferruginose, bicarbonate, salso- jodiche,
radioattive. O anche la idroterapia
fredda, la semplice Kaltwasserkur del
furbo contadino austriaco Vincent Priessnitz, diffusa in Italia da Scipione
Vinaj (1854-1921) (Fig.
5).
1
diabetici
adulti, oggi chiamati di tipo 2, specie se obesi, traggono da tutto ciò qualche
vantaggio e continuano a condurre la loro vita e a produrre, come alcuni celebri
narratori.
I
diabetici giovani, oggi chiamati di tipo 1, muoiono in pochi mesi di consunzione
per il fatale coma chetoacidosico. Non c'è il tempo per cercare le complicanze
dell'occhio e del rene. In campo chirurgico, infine, il diabetico non si tocca.
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Fig.5
- Invito
alla ginnastica e all'idroterapia nelle pagine del "Formulaire
Magistral" di A.Bouchardat, Baillère, Paris 1879. |
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